Lughnasad: la tenacia della Vita
È certo che uno dei problemi di maggior rilievo che si trascinano nell’ambito del Neopaganesimo contemporaneo è l’influenza dei mitologi e storici delle religioni ottocenteschi che se da un lato hanno contribuito in modo significativo non solo alla riscoperta del paganesimo, ma anche a registrare credenze e usanze folkloristiche di tutto il mondo; dall’altra hanno consolidato un pensiero viziato da alcuni errori di forma, che ancora oggi portano a interpretare tutte le religioni, divinità e miti pagani alla luce di espressioni religiose legate a doppio filo a eventi celesti, con radici nella Proto-Indo Europa (e nel PIE come antenato linguistico comune alla maggior parte delle lingue europee). In sostanza, gli studiosi dell’Ottocento si sono concentrati sull’indagine di un complesso di divinità della luce, dell’alba, del sole, delle stelle, della terra, con la tendenza a leggere in questa chiave la maggior parte dei drammi divini, che fanno rivivere il crescere e decrescere della luce del sole durante l’anno, il sorgere di certe stelle, la nascita e la morte della vegetazione, e così via.
Litha: amore e morte
Il nome che il Neopaganesimo ha scelto per la festività legata al Solstizio d’Estate è Litha, parola che compare nel De Temporum Ratione di Beda (VIII secolo), in riferimento a una celebrazione degli Anglo-Sassoni, non più in uso a quel tempo. Il termine è utilizzato per indicare un periodo, quello di Giugno-Luglio, rispettivamente Ærra Liða e Æfterra Liða, dove Liða significherebbe “gentile o navigabile”, in riferimento alla brezza leggera e non dannosa che soffia sul mare calmo in quel periodo, rendendolo perfetto per la navigazione.