Litha: amore e morte
Il nome che il Neopaganesimo ha scelto per la festività legata al Solstizio d’Estate è Litha, parola che compare nel De Temporum Ratione di Beda (VIII secolo), in riferimento a una celebrazione degli Anglo-Sassoni, non più in uso a quel tempo. Il termine è utilizzato per indicare un periodo, quello di Giugno-Luglio, rispettivamente Ærra Liða e Æfterra Liða, dove Liða significherebbe “gentile o navigabile”, in riferimento alla brezza leggera e non dannosa che soffia sul mare calmo in quel periodo, rendendolo perfetto per la navigazione.
Riflessioni sul “senso di comunità”
(Speriamo che la copertina sia sufficientemente esplicativa del concetto dell’articolo.)
Avvicinarsi al percorso pagano, o a un percorso magico, come ripetiamo sempre, è innanzitutto un viaggio per cambiare la propria forma mentis, per renderla conforme a quella della Tradizione magica, spirituale o religiosa dalla quale ci si sente attratti, di cui si vuole essere parte. Questo perché una Tradizione, sia magica che spirituale-religiosa, è fatta non soltanto dal mythos, cioè da una serie di rappresentazioni simboliche di azioni, forze, strutture che dal trascendente si manifestano nell’immanente; ma anche da un ethos, cioè da uno specifico carattere, che si manifesta nelle caratteristiche di un popolo o di una nazione – o, in questo caso, nel gruppo che aderiva, o aderisce, a quella certa Tradizione magica o spirituale-religiosa. Proprio per questo la definizione di “Tradizione” è elusiva: è qualcosa che va oltre la sterile ripetizione di protocolli o la cieca adesione a un credo. Al contrario, la Tradizione vive nella storia dei popoli, fatta da costumi e credenze specifici, dai quali si determinano azioni e uno specifico modo di affrontare la Storia.