Il Culto degli Antenati: una religiosità più antica dell’Animismo?
Fuori dall’ambiente accademico di chi, studiando antropologia, deve per forza conoscere le varie teorie sull’origine del Sacro e della religiosità umana, permane una concezione scolastica che porta innanzitutto a vedere alcune espressioni religiose più primitive e altre più evolute e, grazie al condizionamento di una mentalità ottocentesca dura da sradicare, ad attribuire a queste espressioni un valore in termini morali ed evolutivi.
Ci viene insegnato, come fosse una filastrocca, che l’Animismo è venuto prima di tutti gli altri modi di intendere la religione. Che l’Animismo è espressione religiosa propria della cultura del buon selvaggio: l’essere umano arcaico, pacifico e in comunione con la natura, più simile ad un animale che all’uomo moderno civilizzato, che sarebbe stato dotato di una naturale curiosità verso gli eventi inspiegabili e avrebbe, con la sua ingenuità, creato la religione come forma di consolazione e riconosciuto la scintilla vitale intrinseca in tutte le cose esistenti come uno spirito sovrannaturale.
La manipolazione del Fuoco e gli insegnamenti del Diabolico
Questo breve articolo nasce come riflessione durante la lettura di Arti del Metallo e Alchimia di Mircea Eliade. Potete trovare l’edizione Italiana qui e quella Inglese qui. Anche se è allettante avere un’edizione italiana del testo, ci sentiamo comunque di suggerirvi quella Inglese, per via dei refusi contenuti nel testo italiano – refusi in alcuni casi di una certa gravità, come quello delle “Donne Agliose” (aged women), se vuoi fare una risata ti consigliamo il nostro post su IG, che trovi qui.
Ci saranno altri spazi per recensire il libro in oggetto, ma troviamo interessante dedicare un articolo sul blog a una piccola riflessione, partendo da questa frase di Eliade:
Il fuoco si rivela il mezzo per “fare più in fretta”, ma anche per fare qualcosa di diverso da ciò che esisteva già in Natura: esso era, dunque, la manifestazione di una forza magico-religiosa che poteva modificare il mondo e che, di conseguenza, non apparteneva a esso. È questa la ragione per cui già le culture più arcaiche immaginavano lo specialista del sacro – lo sciamano, l’uomo di medicina, il mago – come un “signore del fuoco”. La magia primitiva e lo sciamanismo implicano il “dominio del fuoco”, sia che l’uomo di medicina possa toccare impunemente la brace, sia invece che possa produrre nel proprio corpo un “calore interiore” che lo rende “cocente”, “ardente”, permettendogli di resistere al freddo estremo. – op. cit, p. 69
Bisognerebbe spendere fiumi di parole per spiegare in modo completo il valore storico e sociale del fuoco, e quanto abbia definito e contribuito alla formazione della società e della cultura umana. La civiltà umana è una civiltà del fuoco, e apprendere la sua manipolazione, una delle più rudimentali forme di tecnologia, ha definito il divario esistente fra noi e le altre specie animali – nessuna delle quali, ad oggi, è in grado di controllare il fuoco.