Di vita, sofferenza e morte
di D.
Nell’epoca dell’accanimento terapeutico si è disimparato che a volte la scelta più umana davanti alla sofferenza è porvi fine. Siamo abituatati a farmaci, macchine e tubi che sopperiscano a tutte le funzioni di un organismo vivente, pur di tenere in vita il paziente il più a lungo possibile. Che si parli di una persona o di un animale fa poca differenza, al punto di attribuire sentimenti umani agli animali e animalizzare le persone, ammassandole in reparti stracolmi come si farebbe con dei conigli.
Tenendo in vita qualcuno che la Natura riconosce pronto a morire, che sa di essere pronto a morire e accetta l’abbraccio della Morte, ci si intestardisce con un egoismo di fondo che mette se stessi e la propria paura davanti agli altri, impedendo di empatizzare e provare davvero, sulla propria pelle, la sofferenza altrui. È una delle tante vittorie dell’Ego sull’empatia, e la sconfitta del sentimento di umanità è di per se agghiacciante.Dei Re ai quattro quarti del mondo
In precedenza abbiamo difeso la Wicca per quanto concerne l’uso del cerchio magico e l’invocazione dei Guardiani delle Quattro Direzioni, il cui retaggio affonda nella magia cerimoniale e nella Tradizione Enochiana.
Si rende però necessaria una specifica per ciò che concerne la natura degli Spiriti associati alle Quattro Direzioni.
La Wicca spesso designa e invoca Peralda, Nicksa, Ghob e Djin, come Regine dell’Acqua e dell’Aria, e Re della Terra e del Fuoco, la cui antichità (pretesa da alcuni wiccan) è tuttavia ampiamente discussa. E non riconosciuta, poiché non esistono fonti precedenti a Eliphas Levi, che lista i nomi dei Sovrani degli Elementi e delle Quattro Direzioni, insieme ad orazioni e metodi per la loro evocazione, nel capitolo “L’evocazione dei Quattro” di Dogma e Rituale dell’Alta Magia.