Cartomanzia

Sibille “Petit Lenormand” e “Grand Tableau”: un po’ di storia

La storia della grande famiglia di carte chiamata “Sibille”, di cui esistono innumerevoli varianti di composizione, è intrinsecamente legata a quella delle Petit Lenormand – probabilmente non la versione più antica delle stesse, ma quella la cui nascita è più strettamente ascritta a Madame Lenormand (1768-1843), celebre e controversa cartomante francese.

Grand Tableau Lenormand Oracle Cards. Lo Scarabeo. (Nella foto in copertina, invece, da sinistra a destra i mazzi di sibille per noi di “uso comune”: Grand Tableau Lenormand Oracle Cards, lo Scarabeo – La Vera Sibilla, Masenghini – La Nuova Cartomanzia o Carte della Fortuna, Modiano – Gipsy Oracle Cards, Lo Scarabeo.)

Madame Lenormad leggeva davvero questo mazzo di carte? Probabilmente no.

È plausibile adoperasse, proprio come Etteilla, le 32 carte da piquet[1], uno dei tanti giochi di prese e combinazioni che potrebbero essere alla base tanto dei Tarocchi, quanto delle Sibille, nei termini in cui la diffusione di questi mazzi fu ispirazione per usi che spaziavano dalla conversazione, al gioco, alla divinazione.

In Les oracles sybillins ou la suite des souvenirs Prophétiques (1817), si afferma di sfuggita che la Lenormand usasse un mazzo “normale”, cioè quello da piquet di 32. Mentre L’oracle parfait, ou le passe temps del dames: art de tirer les cartes avec explications (1875) descrive un metodo ascritto alla Lenormand, fatto di un tableau di 36 carte disposte secondo uno dei metodi ancora oggi utilizzati per stendere il Grand Tableau, metodo basato proprio sull’utilizzo delle Petit Lenormand – e questo esclude quindi l’utilizzo, da parte della cartomante di un mazzo da piquet[2].

Oppure la Lenormand utilizzava un prototipo del Les Amusements des Allemands, or the Diversions of the Court of Vienna (1796)? – un libretto dedicato a tre metodi divinatori molto in voga sul finire del XVIII secolo: la lettura dei fondi di caffè, la lettura delle carte, e un secondo gioco di carte.
Il secondo metodo presentato mostra un mazzo di 32 carte (come quello attribuito alla Lenormand nel libretto del 1817), molti dei cui simboli e significati rassomigliano il Gioco della Fortuna e le Petit Lenormand[3].

Sul finire del XVIII secolo, Johann Kaspar Hetchel pubblica a Norimberga il “Gioco della Speranza”[4] (1798), con una struttura appositamente pensata affinché tale mazzo parlante fosse polifunzionale: la presenza dei semi francesi, dei semi tedeschi e dell’iconica immagine che dà nome alla carta (1.Cavaliere, 2.Quadrifoglio, 3.Battello…), permette tanto di usare le carte secondo giochi francesi e tedeschi, quanto di effettuare giochi divinatori di vario genere. Che queste due realtà (ludica e divinatoria) fossero miscelate nell’uso dei mazzi di carte, e caratteristica della loro diffusione tanto nei salotti benestanti, quanto a livello popolare, è tutt’altro che una novità[5].

Comunque, è ad Hetchel che si deve l’associazione delle singole carte dei vari semi alle 36 del Gioco della Speranza (e del Petit Lenormand, strutturalmente identico) – con un’ordine non sempre logico dal punto di vista simbolico, e serie di semi incomplete, riflesso dell’evidente ignoranza di Hetchel in materia.[6]

Madame Lenormand morì nel 1843 e, da quel momento, il suo nome iniziò ad essere accostato a vari mazzi di carte, a scopo ludico o divinatorio, per trarne prestigio e migliorare le vendite – tanta era la sua fama come cartomante.

È del 1845 il Grand Jeu de Mlle Lenormand di Grimaud, un complesso sistema di 52 carte + 2 consultanti pregne di simbolismo alchemico, astrologico e mitologico. Le viene attribuito, ma è certo che lei non ebbe mai nulla a che fare con questo mazzo, né come utilizzatrice, né come ispiratrice.

Poi, sulla base del Gioco della Speranza, nel 1846, venne pubblicato “Un gioco di carte per la divinazione della famosa cartomante M.lle Lenormand di Parigi” che, al solo scopo di rendere il mazzo più francese, rimuove i semi tedeschi, ma copia in tutto e per tutto il Gioco della Speranza di Hetchel.

La strada si spiana per un certo Philippe Lenormand, nipote o cugino della Lenormand (per quanto non ci siano prove a sostegno), per pubblicare un foglietto di istruzioni nel quale vengono spiegati i valori delle carte che compongono le Petit Lenormand e quelle stesse regole che, ancora oggi, costituiscono il cuore della lettura del Grand Tableau (direzioni diagonali rispetto alla carta 28 o 29; ordine di prossimità per definire la vicinanza degli eventi), insieme alla stesa in 4 file da 8 carte + una quinta fila da 4 carte.

Forse, poiché i parenti della Lenormand a più riprese smentirono e denigrarono il suo operato come cartomante (volendo prendere le distanze dalla sua ambigua fama), “Philippe Lenormand”, chiunque fosse, volle darle non solo un riscatto, ma restituire una struttura a un metodo divinatorio che, avanzato da Hetchel, era stato presentato fino a quel momento in una forma estremamente incompleta.

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Note

[1] Il piquet è un tipo di mazzo del XVII secolo che trae il nome dall’omonimo gioco di prese e combinazioni. È composto da 32 carte, dal 7 all’Asso, di tutti e quattro i semi. È quindi una versione ridotta del classico mazzo di carte, nel quale mancano i valori dal 2 al 6. Il gioco del piquet richiede strategia, memoria e capacità di contare i punti, e fu un amato passatempo nelle corti europee, francesi in particolare.

[2] Il suo mazzo includeva, stando a Etteille, i quattro semi francesi, composti da Re, Regina, Fante, 10, 9, 8, 7, 2, Asso. La lettura di questa versione del tableau sembra fondata più che altro sul significato dei semi e la funzione dei valori letti attraverso l’argomento rappresentato dalla casa in cui si trovano.

[3] Questa scoperta è da attribuirsi interamente all’infaticabile interesse di Mary K. Greer per le Petit Lenormand, e costituisce un tassello incredibilmente importante per ricostruire la storia del mazzo e dei giochi di cartomanzia divinatoria dell’epoca.

[4] Il Gioco della Speranza è una sorta di “gioco dell’oca” basato sulla disposizione in una griglia da 6×6 delle carte del mazzo secondo il loro ordine numerico. Per ogni giocatore vi è una pedina che, partendo dalla prima carta, deve raggiungere l’ultima. Il movimento viene definito dal lancio di due dadi. Il gioco, in origine d’azzardo, associa a ogni carta un vantaggio o uno svantaggio, l’acquisto o la perdita di denaro.

[5] Infatti nel libretto del Gioco della Speranza viene riportata questa nota finale:

“Con queste stesse carte è anche possibile giocare un divertente gioco oracolare mescolando le 36 carte e lasciando che la persona per cui è effettuato il gioco tagli il mazzo per poi disporre le carte in 5 righe, con 4 righe da 8 carte e la riga rimanente da 4 carte. Se la persona consultante è una donna, uno inizia dalla carta 29, narrando un racconto scherzoso attraverso le figure delle carte in prossimità. Se invece è un uomo, il racconto inizia dalla carta 28 e di nuovo verranno usate quelle che circondano questa. Questo porterà molto divertimento e compagnia felice.”

[6] Si tratta, come ipotizza la Greer, di un’espansione di Les Amusements des Allemands per ricondurre le sue 32 carte allo standard di 36 carte dei mazzi tedeschi?

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Bibliografia
Boroveshengra, Andy, Lenormand Thirty Six Cards: An introduction to the Petit Lenormand. 2014.
Gluck, Alexander. Primal Lenormand: The Game of Hope. 2016
Greer, Mary K., A New Lenormand Deck Discovery. 2013. Qui.
Greer, Mary K., Mlle Lenormand, the most famous card reader of all time. 2008. Qui.
Lenormand, Philippe. Philippe Lenormand Sheet.
Lopez, Odette, La Bibbia delle Petit Lenormand. 2022.
Parsifal’s Wheel, Back to the Basics. 2019. Qui.

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