La Volpe
Si tende a riflettere poco sulla sua grande diffusione, tuttavia la Volpe è uno degli animali più diffusi a livello globale: le diverse razze si trovano in tutto il mondo! Quella più frequente nelle nostre zone, e che dunque prenderemo in considerazione per questo articolo, è la Volpe Rossa, che vive in Italia da Nord a Sud, e in particolare sulle Alpi e negli Appennini.
Come il Lupo e il Coyote, anche la Volpe fa parte della famiglia dei canidi, ma a differenza dei primi è più piccola e onnivora. Infatti, mentre il Coyote integra la propria dieta con vegetali in periodo di scarsità di prede, la Volpe si nutre abitualmente di frutta (non a caso la ritroviamo, in una nota favola, invidiosa della succulenta uva del contadino).
Non avendo grandi dimensioni e non essendo un carnivoro specializzato come il Lupo, si nutre di piccole prede e non disdegna le carogne. Ha una vera ossessione con il cibo, che non condivide con altri esemplari, se non durante l’accoppiamento. Lo immagazzina in molti piccoli nascondigli per i periodi di carestia e, secondo gli studi etologici, compie questa distribuzione per evitare che altri animali scoprano e depredino le sue riserve.
Già da questi aspetti è facile evincere che uno degli insegnamenti più importanti di questo Spirito è l’adattabilità, sia per l’ampia presenza in territori diversi per morfologia, clima e biodiversità, che per la lungimiranza che manca ai suoi “cugini” più grossi, che la rende capace di affrontare situazioni alimentari molto diverse. La sua strategia non è quella della macchina bellica rappresentata dal branco di Lupi, ma è piuttosto una strategia basata su piccole accortezze, sulle piccole cose quotidiane, che le permettono di pianificare con attenzione la propria sopravvivenza e di trovarsi solo raramente senza cibo.
Durante la caccia, la Volpe è solitaria, nonostante viva in piccoli gruppi. Questi piccoli gruppi sono a carattere familiare, di solito composti da un maschio riproduttivo, dalla femmina riproduttiva e dalla prole. Più raramente si trovano gruppi composti da quattro-sei individui, ovvero da un maschio e diverse femmine con lui imparentate.
Ogni individuo provvede a sé stesso, tranne quando la femmina partorisce. Infatti, la femmina di volpe resta per due settimane con i piccoli, senza uscire dalla tana: in quel lasso di tempo è il maschio a occuparsi di procurare il cibo per sé e per la femmina. Lo svezzamento inizia alla terza settimana, quando la femmina comincia a nutrire i piccoli con cibo predigerito – una caratteristica che distingue la Volpe dagli altri canidi, un sistema piuttosto astuto per non dover portare la carcassa vicino alla tana, mettendo in pericolo la prole.
Anche in questo aspetto la Volpe dimostra la sua grande capacità strategica e organizzativa, che le permette di destreggiarsi in un ecosistema in cui non è un predatore alfa come il Lupo. Inutile dire che la sua fama di animale arguto e scaltro deriva proprio da queste scelte etologiche.
Il maschio partecipa attivamente all’allevamento della prole, preoccupandosi non solo di portare il cibo alla compagna, ma anche di accudire e difendere i cuccioli quando lei lascia la tana. Ci ricorda così che i figli sono una responsabilità di entrambe i genitori, che devono agire come un duo ben coordinato per crescerli e istruirli alla vita.
Il sistema di comunicazione della Volpe si sviluppa attraverso tutti i suoi sensi, non solo per mezzo di vocalizzi, ma anche con segnali visivi, tattili e odorosi. Tramite questi ultimi in particolare comprende il sesso e il ruolo gerarchico degli altri individui, grazie a ghiandole poste vicino alla coda, con le quali marca il proprio territorio. Una piccola curiosità riguardo a queste ghiandole: la sostanza secreta ha una composizione chimica simile a quella espulsa dalle puzzole per difendersi e allontanare i predatori!
Lo Spirito della Volpe ci ricorda quindi che la “parola” non è l’unico modo che abbiamo per comunicare con gli altri, ma che esistono molteplici forme di comunicazione non verbale che possono essere apprese ed usate per esprimersi e rendersi più intelligibili dagli altri.
Nelle diverse mitologie, la Volpe è particolarmente associata all’archetipo del trickster, ma non in maniera così diffusa e costante come spesso viene fatto credere.
Vi sono evidenze di queste associazioni nella mitologia Russa e Bulgara, dove si trova la figura di Kuma Lisa, Volpe antropomorfa che inganna il Lupo in vari modi.
Per le tribù Nativo Americane, sussistono due diverse interpretazioni dello Spirito della Volpe che per le tribù del Nord è un messaggero fra gli uomini e gli Spiriti, e un grande saggio; mentre per le tribù del Sud uno Spirito ingannatore, intento a giocare tiri mancini agli uomini mettendo alla prova la loro astuzia. Questa è una piccola riprova delle profonde differenze culturali esistenti fra i Nativi Americani e la necessità di ricostruire in modo più attento la loro mitologia.
Una delle associazioni a cui si pensa più spesso, proprio in virtù della relazione della Volpe con il trickster, è la relazione della Volpe con Loki. Tuttavia non esistono evidenze storiche o mitologiche di alcun tipo, e si tratta forse di un’associazione moderna in virtù del colore rossiccio del pelo della Volpe e alla sua astuzia. Dunque si tratta di un’associazione, quella della Volpe con Loki, ben poco rilevante al fine della comprensione della natura di questo Spirito.
È solo nel Medioevo che la Volpe acquistò il suo carattere “maligno”, in qualità di animale che depredava pollai e uccideva le bestie da cortile. Venne così associata al male e al Diavolo e sussistono infatti evidenze di credenze che volevano le donne malvagie trasformate in Volpi, o le streghe trasfigurate in questi animali. In diverse zone d’Europa, vi era inoltre l’usanza, nella notte di San Giovanni, di bruciare nei falò quegli animali che erano considerati servi del Diavolo, fra cui Volpi, Serpenti e Lepri.