Biologia e magia del ciclo mestruale
Il ciclo mestruale, il mestruo e il menarca sono fra gli argomenti più confusi dall’ambiente spirituale. Che questo accada per una deviazione della visione scientifica a favore di un punto di vista solamente spirituale, o che questo accada per ignoranza o volontà di mistificare, negli anni siamo entrate in contatto con moltissime donne con le idee profondamente confuse riguardo al funzionamento del proprio corpo – e altrettante profondamente ferite da quello che era stato loro detto o lasciato intendere come “unica vera” espressione del Femminile Divino, e che invece non si trovavano a vivere, vuoi perché la loro natura si esprimeva diversamente, vuoi perché transgender, vuoi perché affette da qualche problematica medica.
Quando si dice che, in diversi casi, sono le donne le prime nemiche delle donne, si parla proprio di questo: di figure femminili che, nel desiderio di riscrivere la storia del Femminile, riportare la donna a una condizione di parità, sconfinano dall’intento iniziare, passando sopra alla storia, alla biologia, alla logica, alla semplice sensibilità umana, innalzando delle barriere che definiscono categorie esclusive e non più inclusive.
Abbiamo sentito dire che le mestruazioni sono un privilegio e che, in quanto donna, sono un tuo privilegio. E se non le hai? Beh, non sei donna a sufficienza. Oppure sei troppo magra, e via di body shame. Oppure, in realtà sei un uomo, e le transgender chiaramente non si meritano considerazione in quanto donne, perché non sono vere donne. Oppure sei cisgender, ma hai una condizione clinica che ti porta a non avere le mestruazioni, quindi sei “donna a metà”, perché soltanto il ciclo ti definisce tale.
È davvero difficile, per noi di Nexus, pensare che nel 2021 ancora si debbano leggere questi discorsi. E questo pensiero non abbiamo solo per le transgender, ma in primo luogo perché conosciamo diverse donne (e diverse donne sono venute da noi in lacrime per questioni di questo tipo) che non si sentivano “donne abbastanza” nella propria femminilità, espressa o meno che fosse, per via di un’assenza di ciclo dovuta a una situazione medica. Il che è semplicemente assurdo, perché – e la psicologia, così come la Magia ce lo insegnano – è femminile ciò che si esprime come tale. E donna chi si sente donna e si esprime come donna.
Tuttavia, abbiamo la convinzione che il primo problema non sia l’interpretazione sociale o magica della questione inerente le mestruazioni, ma un errore di concezione della parte biologica e scientifica delle stesse.
Anche in questo caso ci siamo sentite dire le cose più assurde: che se una certa erba favorisce il ciclo, allora aiuta la gravidanza; che l’unico ciclo corretto è quello di 28 giorni, ma che deve venire in Luna Piena, altrimenti sei cattiva e devi purificarti; che se hai il ciclo in Luna Nuova non sei fertile; e tante altre sciocchezze degne di una conoscenza medica medievale.
Perciò, per questo 8 Marzo, Giornata internazionale delle donne – di tutte le donne, transgender, cisgender, not-binary e aliene incluse – abbiamo deciso di dedicare un intero articolo all’argomento, partendo dall’inizio: dalla biologica. Speriamo di riuscire a far passare questa idea a sempre più persone: la scienza non è nemica della magia, né della mistica, e nel 2021 non dovrebbe neanche essere così antitetica alla religione. E soprattutto, la conoscenza del proprio corpo non parte solo dall’ascoltare le proprie sensazioni interne, ma anche e soprattutto dalla conoscenza biologica che concede almeno una piccola comprensione di quella meravigliosa e incredibile macchina biologica che è il corpo umano.
BIOLOGIA
ALCUNI FRAINTENDIMENTI FREQUENTI
♥ Ogni mestruo è un menarca?
♥ Ogni fase del mestruo dura una settimana per un totale di quattro settimane?
♥ Perché si pensa che il ciclo duri un mese lunare, e si è arrivati a pensare che anticamente il mese lunare fosse definito in funzione del ciclo mestruale?
♥ Nelle antiche società il ciclo era coordinato alla Luna?
♥ Il menarca era celebrato come momento di grande gioia?
♥ La donna mestruata era il centro della propria comunità?
♥ Le mestruazioni erano sacre?
♥ Le donne sanguinavano tutte insieme?
♥ Le tende rosse sono esistite davvero?
UN’OSSERVAZIONE IN CHIUSURA
BIOLOGIA
Il ciclo mestruale non può essere analizzato dal punto di vista magico se prima non viene compreso dal punto di vista biologico.
Il più grosso debunking da fare in merito è la sua durata. I 28 giorni supposti per un ciclo sano, che tanti fanno corrispondere al mese lunare, sono in realtà soltanto una media. Infatti, la durata del ciclo varia da persona a persona, con un minimo di 21 giorni e un massimo di 45 circa. Ovviamente queste stime sono fatte prendendo in esame individui sani, che non assumono ormoni (come la pillola anticoncezionale, cure per la fertilità o cure ormonali per malattie di sistemi diversi da quello riproduttivo), perché sindromi ancora poco conosciute e indagate, come l’ovaio micro o macro-policistico, malformazioni uterine congenite o altre anomalie del sistema riproduttivo femminile, possono influire sull’andamento del ciclo anche in modo grave. Questo però non rende chi ne è affetto meno donna.
Il ciclo mestruale è diviso in 3 fasi principali, ognuna delle quali è regolata da una complessa interrelazione ormonale, una serie di passaggi incastrati fra loro come i meccanismi di un preciso orologio. Va da sé che, se una persona ha delle problematiche ormonali, anche il ciclo ne risente e ciò non è da imputare in alcuno modo al fatto che sta rifiutando la propria femminilità, a disequilibri animici, a una condizione di impurità, o ad altre questioni “paranormali”. In caso di un ciclo particolarmente disequilibrato dovrebbe essere automatico contattare un ginecologo, prendendo in considerazioni una serie di esami medici, e non una santona che non farà che aggiungere una problematica psicologica per peggiorare il problema, alimentandolo con inutile senso di inadeguatezza.
La fase mestruale
Fra l’altro, bisognerebbe fare chiarezza sui termini. Mestruazioni o fase mestruale si riferiscono unicamente a un preciso momento del ciclo mestruale – che è il momento del sanguinamento. Il termine che identifica tutto il processo, che coinvolge un ciclo ormonale e cambiamenti fisiologici ciclici, è appunto ciclo mestruale! Quindi “ciclo mestruale” e “mestruazioni” sono tutt’altro che termini interscambiabili!
La fase mestruale, o di sanguinamento, è quella alla fine della quale si inizia a contare i giorni delle fasi successive. In questa fase, dalla vagina vengono rilasciati prodotti sanguinei e l’endometrio. Se analizzassimo il sangue mestruale, noteremmo che non si tratta affatto di sangue venoso o arterioso, ma di un prodotto sanguigno che contiene l’endometrio e altri prodotti derivati dalla mancata gravidanza.
Questa fase dura dai 2 ai 7 giorni, dopo i quali si contano i 28 (medi) di durata del ciclo ai quali segue di nuovo la fase mestruale.
La fase follicolare
È la fase di crescita dei follicoli, grazie a ormoni chiamati gonadotropine ipofisarie. Soltanto il follicolo più competitivo rilascerà uno o più ovuli. In questa fase, gli estrogeni giocano un ruolo molto limitato, e non concorrono al rilascio degli ovuli, come invece molte donne pensano! Gli estrogeni hanno innanzitutto funzione di definire il fenotipo della donna, quindi i caratteri esteriori (come il seno, i fianchi stretti, il bacino largo, i tratti morbidi del viso) che definiscono l’esteriorità del genere femminile. In seconda battuta hanno anche un ruolo nei processi del ciclo mestruale, concorrendo alla formazione dell’endometrio (attraverso il quale si formerà la placenta, in caso di fecondazione) e del corpo luteo, che funge da stimolatore alla produzione del progesterone (che insieme agli estrogeni rende accogliente l’utero e l’endometrio, in caso di gravidanza).
L’ovulazione
Avviene circa 12 giorni dopo la fine della fase mestruale e coincide con il momento in cui il follicolo, maturato, rilascia l’ovulo nel processo chiamato ovulazione. È incredibile, dal punto di vista medico, la grandezza dell’ovulo, che è la cellula più grande del corpo umano: misura infatti 0,5mm, in pratica è visibile a occhio nudo!
L’ovulazione avviene in modo alternato da una delle due ovaie. In casi molto rari avviene da entrambe le ovaie, ed è nei casi in cui due ovuli maturano insieme, conducendo alla possibilità di una gravidanza gemellare eterozigota (quando, cioè, due ovuli vengono fecondati separatamente).
Invece, un mito da sfatare è il luogo in cui avviene la fecondazione, che non è l’utero, ma una delle tube di Falloppio – che hanno proprio la funzione specifica di catturare l’ovulo, per permetterne la fecondazione, e per poi guidarlo nell’utero dove, in caso di fecondazione, verrà impiantato per crescere.
Una nota interessante è che per alcune donne l’ovulazione si accompagna a un “dolore centrale”, e a una fitta caratteristica che ha addirittura un nome medico (Mittelschmerz). Per chi sta cercando una gravidanza, questo potrebbe essere un segnale per individuare l’inizio del periodo di fecondità. Infatti, una donna con il ciclo può essere definita fertile, ma il periodo di effettiva fecondità dura soltanto una settimana: da circa 5 giorni prima dell’ovulazione, fino a 1-2 giorni dopo l’ovulazione (cioè il tempo di sopravvivenza dell’ovulo).
La fase lutenica
Il follicolo che ha prodotto l’ovulo va incontro alla trasformazione in corpo luteo, il quale è responsabile della produzione di estrogeni e progesterone, necessari alla gravidanza in caso di fecondazione.
Se l’ovulo viene fecondato, il corpo luteo continuerà a produrre progesterone per favorire l’impianto dell’ovulo nell’endometrio. Dopodiché l’embrione poterà il corpo materno a produrre la gonadotropina corionica, che è l’ormone misurato con il test di gravidanza (dal quale quindi è possibile comprendere se vi è stata o meno fecondazione di un ovulo). Riguardo al test di gravidanza, se anche molte donne lo fanno immediatamente dopo un rapporto a rischio, in realtà è necessario aspettare dai 6 ai 12 giorni perché l’embrione si impianti nell’utero. Perciò il test è attendibile solo dopo questa finestra temporale.
Invece, se l’ovulo non è stato fecondato, crolleranno i livelli degli ormoni necessari a mantenere attivo il corpo luteo (che viene naturalmente riassorbito), con conseguente inizio della fase mestruale e del sanguinamento. Ciò determina il ricominciare del ciclo mestruale dall’inizio.
OGNI MESTRUO È UN MENARCA?
No, la parola menarca significa “inizio del mese” ovvero inizio del ciclo di cicli mestruali che caratterizzeranno la vita della donna. Quindi è assolutamente scorretto utilizzarlo in riferimento ad ogni ciclo mestruale, in quanto soltanto il primo è il menarca che segna il passaggio dall’infanzia alla pubertà e l’inizio del periodo fertile della donna.
OGNI FASE DEL MESTRUO DURA UNA SETTIMANA PER UN TOTALE DI QUATTRO SETTIMANE?
No, come abbiamo visto nell’approfondimento biologico non c’è niente di più sbagliato. Durano approssimativamente una settimana soltanto il periodo di fertilità e la fase mestruale, mentre per quanto riguarda la fase follicolare, quella di ovulazione e quella lutenica durano rispettivamente 12 giorni, 48 ore e pochi giorni.
PERCHÉ SI PENSA CHE IL CICLO DURI UN MESE LUNARE, E SI É ARRIVATI A PENSARE CHE, ANTICAMENTE, IL MESE LUNARE FOSSE DEFINITO IN FUNZIONE DEL CICLO MESTRUALE?
In diversi casi abbiamo letto che il mese lunare, probabilmente la più antica forma di conteggio del tempo, è stato scelto come “misurazione sacra” in virtù della durata di un ciclo mestruale “sano” di 28 giorni. Fermo restando che un ciclo mestruale sano dura dai 21 ai 45 giorni, e 28 è soltanto una media calcolata modernamente su individui sani, e che anticamente è provato che le donne non avessero il ciclo tutti i mesi (per vari problemi, fra cui la denutrizione), è ovvio che la scelta di misurare il tempo in mesi lunare fosse indipendente dal ciclo mestruale e dovuta, semplicemente, alla facilità di osservazione del trascorrere del mese sinodico guardando il cielo. Infatti, di notte, non c’è niente di più visibile della luna e della mutevolezza delle sue fasi.
Molti poi appoggiano la loro teoria sulla derivazione etimologica comune dei termini mestruazione e mese, entrambi derivati dal Latino mensis e dal Greco mene (che identifica appunto la luna). Il Latino menstruus, che viene tradotto all’Italiano come mestruo, non identifica il ciclo in sé, ma un evento che si ripete mensilmente. Non è quindi riferito in origine né al sangue, né al ciclo mestruale in sé, se non alla sua natura appunto ciclica e mensile.
NELLE ANTICHE SOCIETÀ IL CICLO ERA COORDINATO ALLA LUNA?
Mancano informazioni statistiche, ovvero gli studi condotti fino ad ora sulle credenze riguardanti il ciclo proprie delle diverse culture del mondo sono ancora troppo acerbi per definire una credenza prevalente.
I popoli di cui esistono testimonianze etnografiche riguardo la necessità (o la preferenza) che il ciclo mestruale sia sincronizzato con il movimento della Luna sono sostanzialmente tre: le tribù nativo americane del Nord e del Sud, e gli Aborigeni Australiani. Fra i primi, era credenza che il ciclo dovesse essere sincronizzato con la Luna affinché il caos non discendesse sulla terra. Mentre fra i secondi, un ciclo sincronizzato con la Luna avrebbe garantito poteri spirituali e magici particolari.
Tuttavia, in entrambi i casi, parliamo di popolazioni che, prima della colonizzazione europea, vivevano in ecosistemi floridi e tali da garantire il fabbisogno alimentare dei suoi popoli, con donne che quindi non soffrivano di malnutrizione e dei problemi conseguenti (come invece tali problemi sono attestati in popolazioni, come quelle europee, nei periodi di maggior povertà).
Fra l’altro, stiamo parlando di una piccolissima percentuale di culture umane, che in realtà non conosciamo neanche così bene, dal momento che gli Aborigeni Australini sono stati per la gran parte sterminati, e i nativi americani conservano ancora oggi un sistema di credenze chiuso rispetto agli invasori.
IL MENARCA ERA CELEBRATO COME MOMENTO DI GRANDE GIOIA?
Sicuramente questo è vero in alcuni casi. Tuttavia, abbiamo molte testimonianze etnografiche che ci dicono che, al contrario, era considerato un momento nefasto, in cui nella bambina entravano l’impurità o la corruzione tipiche dell’età adulta, e che per questo doveva essere isolata e purificata.
Non scenderemo nella descrizione di tutte le situazioni culturali, ma vorremmo sottolineare che in alcuni casi la bambina era sottoposta a digiuni, a purificazioni, a una separazione dal resto del villaggio, affinché il suo piede non toccasse la terra e sul suo capo non si posassero i raggi del sole, in virtù della sua particolare condizione di liminalità. La quale non solo era dovuta al fatto che fosse mestruata (e tutte le donne sperimentavano tale liminalità ad ogni ciclo), ma perché la sua liminalità era, nel caso menarca, rafforzata dal passaggio dall’età infantile all’età adulta – il che comportava, in molte società, una vera e propria ordalia come rito iniziatico all’età adulta.
Quindi magari ne seguiva un momento di gioia – quello della reintegrazione della ragazza non più bambina, ma donna, all’interno della sua società. Ma tale momento era nella maggior parte dei casi preceduto da sgomento e da paura, considerata la pericolosità sanitaria, ma anche l’impatto psicologico di un evento inspiegabile come il sanguinamento ciclico della donna. Questo perché il sangue è sempre stato considerato la vitalità o la vita stessa, e nella donna fuoriusciva senza che essa morisse, senza che ne subisse danno, e in modo ripetuto nel tempo: ciò era considerato eccezionale, e come tutte le eccezionalità, sia che suscitasse paura o che suscitasse ammirazione, era chiaramente relegato a una marginalità rispetto al resto della società.
LA DONNA MESTRUATA ERA IL CENTRO DELLA PROPRIA COMUNITÁ?
No, esattamente come i malati, i guerrieri feriti, e chiunque comportasse un rischio sanitario per la propria comunità. Siamo tutti concordi nell’affermare che il mestruo non è sangue marcio, che nel 2021 non dovrebbe più essere stigmatizzato, che la donna mestruata non è come una persona malata o di un ferito, e via discorrendo. Siamo tutti concordi – lo ripetiamo ancora – sulla necessità di normalizzare il ciclo mestruale.
Tuttavia, per normalizzarlo non si può riscrivere la storia e non ci si possono inventare le cose. Bisogna rendersi conto che, in una società primitiva, le mestruazioni costituivano un rischio sanitario perché, se anche il mestruo non è sangue marcio, nel momento in cui qualunque sangue esce dal corpo inizia il processo di decadimento e putrefazione – e non c’è niente di più pericoloso dal punto di vista biologico della putrefazione. Motivo per cui, anche i morti venivano allontanati dalla società, mantenuti in un isolamento liminale dal resto della società. Rappresentavano di fatto un tabù, esattamente come era tabù il contatto con le donne mestruate.
Nella nostra società si dà una connotazione errata al termine “tabù”, vedendolo solo sotto il profilo di una negazione con carattere censorio, al fine di identificare qualcosa di disdicevole che non deve essere fatto per non destare scandalo. Quando si parla di tabù in relazione a costumi umani, lo si fa però nell’ambito dell’antropologia del sacro, per la quale il tabù è il limite che definisce il Sacro, che mantiene il Sacro e che assicurando il Sacro assicura di conseguenza l’armonia comunitaria e l’ordine cosmico.
Il tabù sulle donne mestruate non era denigratorio: era in primo luogo una necessità sanitaria, e in secondo luogo, come momento di liminalità, identificava una condizione di impurità, cambiamento o pericolo (per la donna, o per chi entrava in contatto con lei) che necessitava di essere mantenuto lontano dal resto della comunità perché tale cambiamento, impurità o pericolo non si diffondessero come un contagio. Notare, fra l’altro, come ritorna in questo l’idea del contagio, termine usato anche in ambito sanitario per identificare il dilagare di una malattia – una malattia che, in questo caso, non è il ciclo mestruale, ma le conseguenze sanitarie del ciclo mestruale, le quali sono per propria definizione impure (anche perché dovute alla putrefazione, il più impuro di tutti i processi). Ci permettiamo un’ulteriore appunto: i concetti di purezza e impurità nella società umana sono sempre stati strettamente correlati anche ai concetti di salute e malattia, di pulizia e sporcizia. Questo dovrebbe permettere di fare i dovuti rapporti all’interno del nostro discorso e aiutare a comprendere che non è il ciclo ad essere sporco in quanto processo biologico in sé facente parte della natura della donna, ma il fatto che fuoriesca del sangue dal corpo che, quando entra a contatto con l’aria, inizia un processo di decadimento e putrefazione.
LE MESTRUAZIONI ERANO SACRE?
Non era il ciclo mestruale ad essere sacro, bensì il sangue mestruale ad essere considerato tale, e dunque capace, quando entrava in contatto con le cose profane, di distruggerle.
Alcune culture, come quella dei Cherokee, ritenevano che il potere della donna risiedesse nel sangue mestruale, ma ogni cultura si è relazionata con il ciclo mestruale e il sangue mestruale in modo differente, pertanto non è possibile tracciare che delle considerazioni generali.
In ogni caso, quando si parla del Sacro e dei tabù che lo delimitano e definiscono, l’atteggiamento è sempre ambivalente: di venerazione e timore al contempo. Questo per specificare che il fatto sebbene il sangue mestruale fosse considerato sacro in certe culture non implica in automatico che la donna mestruata fosse riverita in quanto tale, né che fosse mantenuta nel cuore della comunità come fulcro sociale. Anzi, spesso e volentieri la sacralità si risolve nella liminarizzazione della persona considerata sacra o del fenomeno ritenuto tale.
LE DONNE SANGUINAVANO TUTTE INSIEME?
Si tratta di un fraintendimento sia dei rituali di passaggio ai quali erano sottoposte le bambine che entravano nella pubertà con il menarca, e che venivano spesso isolate in capanne adibite a tale scopo, in cui tutte le bambine con il menarca (o anche tutte le donne mestruate) venivano egualmente isolate (anche in contemporanea, in alcuni casi, mentre in altri casi ogni donna e ogni bambina aveva il proprio luogo dedicato, sia all’interno della casa familiare, che all’esterno della stessa).
Separare l’adolescente dalla comunità come rito di passaggio non riguardava soltanto le bambine, ma anche i bambini, separati dalla famiglia e dalla comunità, talvolta in modo violento, per sottoporsi ad altri tipi di rituali di passaggio. La separazione violenta o perigliosa, che si risolveva come ordalia iniziatica, era considerata in sé stessa un rito di passaggio, un rapimento dalla società, un rapimento del bambino dalla sua età infantile perché affrontasse una prova necessaria a ridefinirlo come adulto (e a permetterne dunque la reintegrazione nella società per mezzo dell’assunzione di un nuovo ruolo sociale chiaro, definito e che la prova iniziativa rendeva chiaro sarebbe stato in grado di sostenere).
Dunque sì, è plausibile pensare che in alcune società alle donne mestruate fosse adibito uno stesso luogo, nel quale si ritrovavano durante le mestruazioni (se più di una le aveva in contemporanea). Tuttavia, non è realistico invece pensare che tutte le donne di una certa comunità avessero il ciclo sincronizzato, per quanto è probabile che donne che vivono a stretto contatto possano avere una certa sincronicità nel ciclo dovuta alla reciproca influenza dei feromoni – ma questo non è sempre vero e dunque non può essere assunto come prassi.
LE TENDE ROSSE SONO ESISTITE DAVVERO?
No. Non sussiste alcuna prova etnografica che attesti l’esistenza di “tende rosse” come modernamente proposte nelle quali donne più anziane si prendevano la briga di introdurre le bambine al ciclo mestruale, o di aiutare le altre donne mestruate, o di trasmettere un “sapere femminile”. O nelle quali tutte insieme si mettessero a sanguinare sulla terra, anche perché questo atto – il fluire del sangue mestruale sulla terra – era considerato uno dei più grandi tabù, al punto che in alcune tribù le donne non potevano toccare terra con i piedi quando mestruate, in quanto il solo contatto (figuriamoci il sangue!) avrebbe portato sciagura e reso impuro il suolo della comunità.
Tuttavia, vorremmo ricordare che in alcuni casi a salutare la conclusione del periodo di isolamento, sia della donna mestruata che della bambina con il menarca, erano gli uomini che la invitavano ad uscire dal luogo del suo isolamento, a volte addirittura rimuovendo un capo di abbigliamento imposto per segnalare il pericolo sanitario e spirituale. Quest’azione maschile non aveva un valore impositivo o patriarcale, ma il valore di riaccogliere la donna nella comunità, dunque un valore di reintegrazione e accettazione. Anche perché, ricordiamolo, sono sempre stati gli uomini quelli più spaventati dal significato simbolico del ciclo mestruale, che metteva in discussione il potere maschile (perché l’uomo non sanguina cinque giorni sopravvivendo). Dunque questa reintegrazione della donna nella comunità per mezzo di un uomo aveva, nella maggior parte dei casi, significato profondamente positivo, di accettazione e rispetto.
UN’OSSERVAZIONE IN CHIUSURA
Scrivendo questo articolo e documentandoci, abbiamo notato che molte delle credenze passate come antichissime, attestate in ogni civiltà, saggissime, sono in realtà depredate e decontestualizzate dalla cultura Nativo Americana.
Innanzitutto, la cultura Nativo Americana è una cultura umana, e soprattutto non è unitaria, ma caratteristica per ogni tribù. Quindi non solo bisognerebbe specificare a quale tribù si fa riferimento, ma anche capire che non ha valore universale. Fra l’altro, i Nativi Americani hanno sempre cercato di proteggere la propria vera cultura dagli invasori, spesso diffondendo informazioni fuorvianti o parziali: lo studio della loro cultura tribale non può essere affrontato in modo superficiale e frammentario, perché parliamo di culture estremamente complesse e varie, sia dal punto di vista sociale che mitologico-religioso.
Togliere delle informazioni dal proprio contesto di origine e portarle in culture altre le priva del loro valore originario, perché non sono supportate da tutto il resto della cornice mitologico-simbolica necessaria ad avvalorarle e completarle. Ovvero: le credenze umane diventano valide quando convalidate da un contesto mitologico-religioso coerente che le considera vere. In caso contrario, sono frammenti sparsi di credenze rubate ad altre culture, delle quali non si fa parte e alle quali, in realtà, non si sta aderendo e non si sta dando lustro. In questo caso si parla, semplicemente, di appropriazione culturale, che è uno dei problemi principali di cui soffre l’ambiente esoterico in epoca moderna.
Quindi, se nel mondo moderno avere il ciclo mestruale non è un tabù e non deve essere vissuto come una vergogna, allo stesso modo non ha senso viverlo come un privilegio o un grande dono. È prima di tutto un fatto biologico, che intercorre o non intercorre, problematico o non problematico, che però non definisce una donna, che è tale in qualunque caso – con o senza ciclo, purché si stenta tale e definita da tale termine.
Se proprio vogliamo trovare un significato mistico associato alle particolarità biologiche del corpo femminile, pensiamo a questo: gli ovuli all’interno del corpo della donna si formano al quinto mese dell’embrione, dunque ogni donna nasce con un numero definito di ovuli. E gli ovuli che danno origine ai suoi figli, si generano, in realtà, all’interno del corpo di sua madre. Ognuno di noi, in sostanza, nasce da un ovulo generato nel corpo delle nostre nonne! Allo stesso modo, esistono peculiarità riguardanti la trasmissione del DNAmitrocondriale, che passa quasi invariato dalla donna ai suoi figli, e che ci permette di riconnettere tutti gli esseri umani a una progenitrice comune, di epoca antichissima.
Non serve niente più di questa realtà biologica, per spiegare il ruolo simbolico e mistico del Femminile Sacro: quello di grande matrice cosmica, che genera, sempre uguali e sempre diversi, tutti i suoi figli, e che ci aiuta a riconnetterci con i nostri Antenati di ogni tempo, di ogni epoca e di ogni origine.