Il Piccolo Popolo: il Popolo del Tumulo
Definire il Piccolo Popolo in modo unitario è pressoché impossibile, a causa delle notevoli differenze territoriali che hanno influenzato le varie credenze popolari.
Sebbene il termine “Piccolo Popolo” sia riferito in modo quasi esclusivo ai Sidhe del folklore tradizionale irlandese (anche se la traduzione esatta sarebbe “Popolo delle Colline”), la credenza in spiriti di aspetto umanoide o mostruosi, localizzati a metà fra la società umana e la natura divina, è piuttosto diffusa in tutti i folklore. Di questi Spiriti, talvolta espressione stessa del caotico potere della Natura, tanto creativo quanto distruttivo, se ne trova una gran varietà in tutta Europa, alcuni più benevoli di altri, alcuni insidiosi e altri disposti all’aiuto, molti aventi tutte le caratteristiche tipiche dell’archetipo del trickster, e tutti accomunati da una profonda connessione con la Terra e il Territorio.
In molti casi, come in quello dei Sidhe, si riscontra per altro anche una connessione con il tumulo, l’oltretomba e il sottosuolo. Daoine Sidhe (Popolo del Tumulo o Popolo delle Colline) era infatti il nome assunto dai Tuatha Dé Danann quando vennero scacciati nel sottosuolo e, in gaelico, il termine sidhe ha la duplice valenza di “tumulo” e “collina”. A loro ci si riferisce anche con l’ancor più esplicito nome Irlandese di Aos Sí, avente il medesimo significato di “Popolo dei Tumuli”, indicante una razza sovrannaturale che vive sottoterra, sotto ai tumuli, oltre il mare occidentale o in un mondo “invisibile” intersecato con quello degli esseri umani.
Durante alcuni periodi specifici dell’anno (Samhain, Beltane e Mezz’estate) era ritenuto che i due mondi fossero così vicini che dall’uno fosse possibile passare all’altro, e lo stesso era creduto possibile, in qualsiasi tempo, attraverso luoghi specifici, spesso vegliati da un albero di biancospino, in Inglese chiamato hawthorn, probabilmente hagthorn in epoca più antica, laddove hag identifica la strega o l’incantatrice (per quanto un’altra etimologia potrebbe farlo derivare da hage+thorn, ovvero chiusura/siepe/barriera+spina). Non deve quindi sorprendere l’importanza del biancospino per quanto concerne il contatto con i Sidhe (e la protezione dalla loro fascinazione), né il legame fra i Sidhe e la stregoneria popolare, laddove soprattutto in Irlanda la strega era ritenuta essa stessa appartenente ai Daoine Sidhe, o una loro discendente (notevoli, come esempio, sono la figura e il ruolo di Morgana nel Ciclo Arturiano).
In territorio bretone, in particolare in Scozia, ritroviamo la classificazione delle fate in due diverse corti: la Corte dei Seelie e la Corte degli Unseelie, spesso considerati la componente “luminosa” e quella “oscura” dello stesso popolo. Il termine seelie deriva dallo Scozzese seilie, che significa “felice”, “fortunato” o “benedetto”, mentre unseelie deriva sempre dallo Scozzese unseely che significa “infelice”, “sfortunato” o “maledetto”. Mentre la Corte dei Seelie è amichevole verso gli esseri umani, e ne ricambia la gentilezza con favori di vario genere, senza attaccarli se non in caso di offesa; la Corte degli Unseelie è invece ostile verso gli uomini, portata a giocar loro tiri mancini o a lederli in diversi modi sovrannaturali. La duplicità continua negli appellativi rivolti agli uni e agli altri, laddove i primi sono chiamati la Corte dell’Estate e i secondi la Corte dell’Inverno, oppure Corte Luminosa o Scintillante, e Corte Oscura; e così via.
Una differenziazione simile si rintraccia anche nell’Est Europa, e nelle aree di influenza germanica e norrena, che diversifica fra Ljósálfar (Elfi Chiari) e Døkkálfar (Elfi Scuri). Essi sono attestati nel Gylfaginning dove Hárr descrive i Ljósálfar come “più belli del sole” e i Døkkálfar come “più neri della pece”. Poiché questo concetto non è registrato altrove, è difficile capire da dove si sia originato. Tuttavia, per quanto l’Edda in Prosa di Snorri presenti chiaramente delle influenze cristiane, il fatto che concezioni simili si rintraccino anche in altre aree d’Europa, lascia intendere che permangono in diverse zone riminiscenze di una più antica credenza comune.