La magia delle candele: da Agrippa all’Hoodoo
In risposta alle molte domande che ci sono state rivolte in privato dopo lo stato pubblicato sulla pagina Facebook di Nexus Arcanum, intitolato La Magia delle Candele, abbiamo deciso di ampliare e rendere disponibile anzitempo un articolo che era stato pubblicato sul libretto associato alla Arcanum Mistery Box del mese di Novembre 2018.
Prima di parlare di come scegliere le candele e come prepararle per la pratica magica, riteniamo necessario fare un passo indietro, rispondendo a due domande spesso date per scontate: cosa rappresenta la candela nel rituale? Come e perché la candela funziona, attraendo e scacciando determinati effetti?
Iniziamo da un passaggio tratto dal De Occulta Philosophia di Agrippa, capitolo XLIX – Della luce e dei colori, delle torce e delle lampade, e dei colori attribuiti agli astri e ai loro domicili, nonché agli elementi:
“La luce, che è una qualità formale, un atto intellettivo e un’immagine, che è diffusa dallo spirito divino su tutte le cose, che in Dio Padre è la prima e vera luce, nel Figlio lo splendore illuminante, nello Spirito Santo un ardore che supera ogni comprensione […]. Essa viene ricevuta per gradi differenti secondo la natura del soggetto ricevente e nei corpi celesti diviene un’abbondanza e una propagazione efficace della vita e uno splendore visibile; nel fuoco un vigore naturale, infuso dai corpi celesti; nell’uomo un ragionamento fulgido e una conoscenza ragionevole delle cose divine […] e si comunica alternativamente ai corpi luminosi, nei quali diviene il colore e la bellezza che rifulge, e ai corpi oscuri, in cui è una certa virtù benefica e generante che penetra sino al centro, ove, condensandosi, si trasforma in calore tenebroso che punge e brucia. Ciò perché ogni cosa, secondo la sua capacità, risente la vigoria della luce, che tutto raccoglie a se col calore vivificante e, penetrando in tutti gli esseri, fa agire le loro qualità e le loro virtù.”
Agrippa prosegue citando altri nomi illustri, fra i quali Paracelso, Plinio che parla di Anasilao, Platone, Chiranide e Alberto, corrispondenze dei colori e alcuni procedimenti notevoli: ne evinciamo senza fatica e dubbio, che le candele e le lampade fossero parte integrante della magia cerimoniale tardo medievale e rinascimentale. Lo stesso non si può dire invece della magia “povera”, la quale raramente aveva a disposizione oggetti così pregiati per l’epoca, come candele di cera d’api o sego, o lampade di olio. Riguardo alle torce, molto diffuso era il loro diretto equivalente, il falò: ci è stata difatti tramandata l’usanza, in tutta Europa, di accendere grandi fuochi in relazione a momenti specifici dell’anno lunare o solare, e per particolari celebrazioni.
Prima di proseguire, per comprendere meglio il passo riportato dal De Occulta Philosophia è necessario fissare alcuni punti, poiché è denso nonostante la brevità:
- alla Luce metafisica viene attribuita una natura puramente spirituale, facendola talvolta coincidere con la manifestazione metafisica del potere creativo dell’Origine, l’agente che rivela il Molteplice e permette di identificare tutte le cose create (e increate)
- questa Luce metafisica non è la luce fisica che percepiamo con i sensi, ma la seconda è la manifestazione tangibile e terrena della prima
- la Luce metafisica viene ricevuta, contenuta e riflessa in modo differente da tutte le cose, ed è questo a permettere un’opera di differenziazione e discernimento: quindi ogni cosa, secondo la propria capacità, accoglie o rifugge la Luce, e a sua volta si rivela o occulta emettendo o assorbendo la luce fisica
- come ogni altra cosa, anche la Luce ha molteplici manifestazioni sui vari piani: così la Luce che emana dall’Origine è la luminosità del Mondo dello Spirito, la luce emessa dagli astri è quella del Mondo Celeste, la luce del fuoco e dell’intelletto quella del Mondo Terreno, e la luce nera quella del Mondo Ctonio, la quale è un’altra manifestazione di quella Luce metafisica che in sé ha il potere di rivelare o nascondere
Andando oltre il retaggio abramitico che caratterizza gli scritti di Agrippa, possiamo comunque tirare un’interessantissima somma: successivamente a questo passo, l’autore definisce infatti la necessità, per il mago, di utilizzare luci “artificiali” (nel senso di appositamente preparate secondo processi magici), le quali possono assumere la forma di candele, torce o lampade, le cui caratteristiche le pongono in corrispondenza con gli elementi che regolano la sfera uranica, ovvero gli Astri e gli Elementi, che sono immediato riflesso della Luce metafisica. Se ne evince pertanto che le candele, come tutte le altre luci usate nel rituale, accolgono, amplificano e rimandano la luce siderale ed elementale, portando nella sfera del terrestre ciò che è celeste. Le candele diventano così la luce-guida, quell’elemento luminoso che, nel Microcosmo artificiale creato dal mago nella sfera terrena, corrispondono alla luce celeste, iperuranica e spirituale.
Riteniamo che in questo discorso il termine artificiale abbia un senso profondo e intrinseco che deve emergere ed essere sottolineato. Dall’etimologia latina, da artificialis, derivato da artificium, indicante qualcosa di fatto ad arte, ottenuto con arte, in contrapposizione a ciò che è naturale e, per così dire, spontaneo nel Creato. La Magia è un grande insieme di artifici, ovvero di rituali, strumenti, parole e idee create ad Arte. Lo stesso vale per le candele e le altre luci, che non sono artificiali nel senso di arte-fatte: è questo genere di maestria ad attribuire loro il potere necessario a direzionare il rituale, in armonia con tutti gli altri strumenti.
Questa la premessa teorica, da qui in poi scenderemo nei dettagli della pratica. Si tratterà, comunque, di linee generali.
Posto che la magia delle candele è sicuramente una delle più conosciute, essa è al contempo anche una delle più fraintese. Spesso si crede, erroneamente, che sia sufficiente accendere una candela pensando intensamente allo scopo per farlo avverare, grazie alla fiamma della candela. Si tratta però di una semplificazione che ignora uno dei principi cardine della magia: la corrispondenza. Ovvero una candela di per sé è solo una candela, uno strumento neutro, e per diventare adatta alla magia ha bisogno di essere adeguatamente preparata secondo le regole dell’Arte. Di fatti solo la preparazione con ingredienti adeguati, seguendo precise regole, e l’utilizzo di una ritualistica associata, rendono la candela adatta alla pratica magica, permettendole di direzionare il rituale verso l’obiettivo prefissato.
La prima cosa da fare per preparare una candela ad uso magico è assicurarsi che sia in cera naturale, d’api o di soia. La prima è più costosa, mentre la seconda più economica, ma entrambe vanno bene. È tassativo evitare la paraffina, derivato dal petrolio, in quanto cancerogena – poiché bruciando sviluppa toluene e benzene, stesse sostanze che si ritrovano anche nei fumi di scarico delle automobili. Da evitare anche le candele con anima in nylon (assicurarsi che, invece, sia in cotone). Per quanto riguarda quelle in cera profumata, non dovrebbero essere usate per due ragioni: una magica, in quanto anche il profumo segue proprie corrispondenze e si rischia siano contrarie allo scopo del rituale (se si usa una candela rossa per un incantesimo marziale, non è il massimo che sia al profumo di rosa, tipicamente venerea); e una sanitaria, poiché molti profumi industriali sono miscelati con additivi tossici (ed è ben difficile assicurarsi che la profumazione derivi da oli essenziali o aromi naturali).
Importante è anche verificare che la candela sia integra, mai utilizzata prima, non scheggiata o rovinata, di forma regolare, non storta, simmetrica (fanno eccezione le candele figurate o di forme particolari necessarie a operazioni specifiche). Nel caso manchi uno di questi parametri, l’uso è sconsigliato. Sebbene siano sempre da preferire candele stilo e candelotti di varie dimensioni, anche le tea-light possono essere impiegate, per lo più in casi di emergenza, o se da usare in modo continuativo, per scopi di estrema semplicità (come ad esempio rapide purificazioni in situazioni normali, protezioni non specifiche, eccetera). L’alluminio attorno alla tealight può essere tenuto o rimosso, a seconda del contesto.
Altra operazione preliminare, prima di qualsiasi altra cosa: la candela deve essere purificata e consacrata all’Arte, una prassi che dovrebbe riguardare qualsiasi strumento impiegato per la pratica.
La purificazione può avvenire con una fumigazione o “pulendo” tutta la superficie della candela con un olio o una tintura apposita, dal basamento allo stoppino, oppure aspergendola con acqua o secondo i propri metodi abituali. Noi consigliamo sempre almeno una fumigazione e la pulizia con tinture a base di erbe di purificazione perché fumo e liquidi a base alcolica non lasciano residui sulla cera, mentre un olio di purificazione dovrebbe essere ripulito e l’acqua rischia di bagnare lo stoppino impedendogli di ardere.
Per quanto riguarda la consacrazione, si può procedere in modo similare, con fumigazioni, tinture o olii, questa volta da applicare dallo stoppino alla base. Quasi mai utilizzate invece sono aspersioni con acque consacrate.
A questo punto è necessario stabilire lo scopo del rituale da eseguire e scegliere il colore della candela in modo appropriato. In realtà, la scelta potrebbe essere fatta in base al colore corrispondente al Pianeta che regola la specifica operazione, ma per semplicità di consultazione abbiamo deciso di fare al contrario, elencando i colori e i relativi scopi:
- arancione: vitalità, energia, coraggio, creatività, felicità
- bianco: sostitutivo di tutti gli altri colori eccetto il nero, verità, purezza, benedizione, chiarezza di pensiero, necromanzia (in alcuni casi)
- blu: regalità, affari legali, guarigione, armonia, pace, rilassamento, meditazione, lunghi viaggi
- bordeaux: dominio, persuasione, legamenti, maledizione (in alcuni casi)
- giallo: concentrazione, ispirazione, capacità di analisi, brevi viaggi
- grigio: neutralizzare energie e incantesimi, divinazione
- marrone: fertilità, radicamento, abbondanza, famiglia, Antenati, stabilità, protezione (in alcuni casi)
- nero: assorbire energie, bandire, purificare, spezzare, slegamenti, protezione, invisibilità, necromanzia (in alcuni casi)
- rosa: amicizia, relazioni affettive, felicità, bellezza
- rosso: amore, sessualità, protezione, legamenti, necromanzia (in alcuni casi)
- verde: denaro, benessere, prosperità, fertilità , crescita
- viola: meditazione, guarigione spirituale, medianità, divinazione, dominio (in alcuni casi)
Focalizzato lo scopo e trovato il giusto colore, ci sono due strade percorribili.
La prima strada, più caratteristica della magia cerimoniale europea, prevede l’incisione di appropriati pentacoli o sigilli planetari, o sigilli di entità, e l’unzione con oli rituali adeguati, per impiegare la candela come strumento all’interno di rituali più complessi. Raramente questo genere di candela è sufficiente per compiere un incantesimo al di fuori di una precisa prassi e pantomima rituale, ma potrebbe invece bastare se si cerca una propiziazione molto generica di determinati aspetti o si sta compiendo un’offerta a un certo Spirito. Riguardo ai sigilli degli Spiriti e delle Intelligenze planetarie, ci teniamo a sottolineare che essi richiamano a tutti gli effetti queste entità, e non soltanto canalizzano l’energia di un certo pianeta. Suggeriamo quindi una certa accortezza di impiego, preceduta, ogni qual volta possibile, da atti di offerta e venerazione.
La seconda strada, invece, è più caratteristica dell’Hoodoo e della folk magic americana, concentrata sul rendere la candela un rituale completo di per sé, basato sul potere trasformatore del fuoco – che consumando la cera e gli elementi di cui questa viene rivestita, orienta ogni cosa verso lo scopo prefissato.
In questo caso, la prima operazione fondamentale è la redazione di una petizione, cioè dell’effetto che si vuol vedere realizzato. Deve essere scritta nel modo più semplice, diretto e preciso possibile. Può essere incisa nella cera, in generale in linea retta dallo stoppino alla base, anche su più righe; o a spirale dallo stoppino alla base quando si vuole rendere l’incantesimo tortuoso); oppure scritta su un foglietto di carta vergine, con inchiostro appropriato, da piegare e appoggiare sotto la candela, o bruciare sulla fiamma.
Poi la candela deve essere vestita con tinture, oli, erbe e polveri appropriate allo scopo da attrarre o propiziare. Le polveri, ovvero miscele di erbe, resine e altri ingredienti, non sono un’esclusiva dell’Hoodoo, ma si rintracciano, in varie forme e con varie composizioni, anche nella Magia europea.
Dopo aver deciso se inciderla o meno, ed eventualmente aver scavato sigilli e/o petizione, la prima cosa da applicare sono tinture e/o oli (in questo ordine, in quanto le prime sono volatili). L’olio d’oliva sostituisce qualsiasi altro olio appositamente preparato per lo scopo. Una precisazione sugli olii rituali: non è sufficiente prendere un vasetto, metterci dentro due erbe e versarci sopra dell’olio, per avere un ingrediente adatto alla pratica magica. Il procedimento è più complesso, richiede diverse settimane di macerazione di erbe e altri elementi nell’olio, scegliendo con cura i tempi e come trattare il materiale nell’arco della sua preparazione.
Il metodo di applicazione di tinture e olii rituali varia a seconda dello scopo:
- dallo stoppino al basamento: per attrarre, proteggere, incrementare
- dal basamento allo stoppino: per bandire, scacciare, purificare, diminuire
- dallo stoppino al centro della candela + dal basamento al centro della candela: per riunire, rafforzare
- dal centro della candela allo stoppino + dal centro al basamento della candela: per spezzare, separare, rompere
Successivamente la candela deve essere rotolata nelle polveri e/o erbe (se i pezzi sono troppo grossi, devono essere sminuzzati con uno strumento adatto alle caratteristiche del materiale). Su un panno pulito o un pezzo di carta assorbente deve essere disposta una striscia di materiale della lunghezza della candela, e quest’ultima letteralmente rotolata facendo un po’ di pressione, in modo che il materiale si attacchi su ogni lato (non è necessario che sia uniforme, ma deve essere presente in ogni parte della candela, anche in piccola quantità). La scelta delle erbe e delle polveri da utilizzare dipende dallo scopo per il quale si deve operare.
A questo punto la candela è pronta per essere bruciata da sola, o inserita all’interno di un rituale più ampio. In genere sul piatto sul quale si appoggia per bruciare vengono anche delle offerte, lasciando un paio di dita di distanza fra esse e la candela, se non si vogliono vedere incenerite. In alternativa, si può lasciare la candela da sola sul piatto e le offerte al suo esterno.
Una volta accesa la fiamma, la candela non deve essere spenta per nessun motivo, ma lasciata bruciare per intero. Sono davvero rari i casi in cui è ammissibile spegnerla e riaccenderla, e in genere riguardano scopi votivi, più che il compimento di incantesimi. Se si dovesse spegnere per cause non sovrannaturali (una corrente d’aria), deve essere immediatamente riaccesa. Se invece si spegne in modo inspiegabile, non deve essere riaccesa, ma seppellita o altrimenti smaltita (non nella spazzatura, preferibilmente in acqua corrente – per questo è importante lavorare con materiale naturale e non inquinante!).
I resti della candela devono essere seppelliti, oppure lasciati all’acqua corrente.
Va da sé che le candele vestite, siano esse soltanto unte o rivestite di erbe, bruciano sempre in modo peculiare. Quindi è importante sistemarle in un luogo sicuro, fuori dalla portata di bambini e animali domestici, dove non possano cadere facendo danni, lontano da oggetti infiammabili (soprattutto dalle tende) e dalle correnti d’aria. Se dovessero presentarsi fiamme molto alte e vivaci non è necessario preoccuparsi, ma è fondamentale monitorare la situazione perché non prenda fuoco ciò che non deve. Nel caso in cui le offerte dovessero bruciare, non si tratta di una circostanza inusuale o necessariamente malaugurante.