L’arte dell’incenso
Potrebbe sembrare semplice in apparenza parlare di incensi e della loro creazione. Lo sarebbe, se si accettasse di limitare il tema a un breve elenco di corrispondenze e poche nozioni tecniche su come ridurre in polvere del materiale grezzo e la sua miscelazione. Eppure dietro alla creazione di un buon incenso per l’Arte c’è molto di più. Non solo l’attenta scelta degli ingredienti e la loro adeguata ritualizzazione, ma anche la conoscenza delle virtù di resine ed erbe, e il corretto metodo per metterle in opera nelle giuste quantità, perché stimolino l’effetto desiderato, senza risultare dannose. Prima di scendere nei dettagli, è doverosa una premessa: se guardiamo alle ricette delle antiche fumigazioni (per capirci quelle tramandate nei grimori e quelle sopravvissute attraverso altre fonti), non potremmo certo definirle salutari. I fumi di alcune sono tossici a causa della presenza di ingredienti velenosi se respirati (come lo zolfo o il giusquiamo), altre effetti allucinogeni o irritanti. Tuttavia sono sempre state utilizzate, in quanto corrette dal punto di vista delle corrispondenze e delle virtù magiche degli ingredienti: l’arte magica non è mai del tutto “sicura” o “sana” dal punto di vista della salute. È quindi necessario capire il limite di rischio oltre il quale non ci si vuole spingere e attenervisi, e in generale cercare di ridurre, ogni qual volta possibile, i rischi per la salute.
Una delle primissime cose che ci sentiamo di dire a proposito dell’incenso è che, almeno per quanto riguarda l’uso rituale, è sempre meglio non utilizzare quello in stick confezionato industrialmente o resine di provenienza o specie ignota. Per quanto riguarda l’incenso in stick industriale, spesso viene addizionato di profumi sintetici, gradevoli a livello olfattivo, ma contenenti potenziali allergeni che potrebbero provocare diversi problemi alle vie respiratorie. Pur esistendo metodi alternativi, per questioni di costi e convenienza, perché la miscela possa essere mantenuta compatta attorno al bastoncino e in grado di bruciare senza spegnersi, viene mischiata a prodotti chimici che, durante la fase di combustione, rilasciano idrocarburi policiclici aromatici, altamente cancerogeni e aventi un lungo tempo di permanenza nell’ambiente.
La seconda cosa da tenere a mente prima di introdursi tanto all’uso quanto alla creazione di incensi, è verificare di non essere allergici né al fumo delle resine, né alle erbe: pur essendo materiali completamente naturali, potrebbero infatti suscitare allergie in base alla sensibilità individuale. Inoltre, è importante avere la certezza di non soffrire di malattie respiratorie che potrebbero essere aggravate dall’utilizzo di incensi, dai quali scaturiscono nei fumi nei quali è disciolto particellato sottile, potenzialmente irritante o dannoso in caso di specifiche patologie.
Inoltre, tutto ciò che viene bruciato sul carboncino deve essere di origine naturale: qualunque prodotto sintetico potrebbe rilasciare sostanze tossiche in grado di provocare complicazioni respiratorie, ustioni al cavo orale o intossicazioni.
Un’ultima avvertenza riguarda la scelta dei carboncini sui quali bruciare gli incensi in grani. Sono da preferire carboncini di buona qualità, acquistati presso rivenditori affidabili. Sono adatti, in quanto creati apposta per non essere tossici, quelli per il narghilé, che per certo non rilasciano alcuna sostanza tossica.
Molti considerano l’utilizzo dell’incenso come un mero fatto estetico per creare la giusta atmosfera durante un rituale, magari accendendo uno stick e lasciandolo bruciare per godere del suo profumo. Tuttavia, la creazione degli incensi, dei profumi o fumigazioni come anticamente erano chiamati, è una vera e propria arte, le cui radici all’origine della religiosità umana. Resine e erbe odorose di ogni sorta venivano infatti bruciate già in epoca antichissima, probabilmente fin dal Paleolitico, e ne troviamo attestazione fin dagli albori della civiltà umana, in Mesopotamia ed Egitto, tanto che alcuni procedimenti tradizionali sono stati tramandati fino ad oggi attraverso testi greci.
L’intima conoscenza delle resine e delle loro peculiarità legate all’odore, alle corrispondenze magiche e all’effetto sullo Spirito, sono solo uno dei prerequisiti per la creazione di un buon incenso. D’altra parte, è fondamentale anche la conoscenza delle erbe, non solo del loro odore, ma anche delle loro proprietà terapeutiche, della tossicità e delle virtù magiche. La scelta delle sostanze vegetali da aggiungere all’incenso non può avvenire né per puro piacere o preferenza, né con superficialità: ciò che ad una certa concentrazione cura e suscita un effetto, ad un’altra può intossicare e suscitarne un altro, o addirittura uccidere. Per questo, a chi si sta avvicinando a questo percorso, suggeriamo di non utilizzare nessuna erba di cui non conosca le proprietà con esattezza, ed evitare sostanze urticanti, irritanti o notoriamente tossiche (a qualunque concentrazione). Per quanto nessun ingrediente sia da sottovalutare, queste queste tre categorie di sostanze, spesso aggiunte in minima parte, in grande quantità possono essere nocive al punto da provocare un collasso del sistema respiratorio.
Anche se si tratta di un particolare poco noto, la magia rinascimentale, come ampiamente catalogata e descritta da Agrippa, usava aggiungere anche componenti di natura animale e minerale: metalli, pietre e ossa polverizzate; peli, sangue, ingredienti carbonizzati le cui ceneri venivano addizionate alla miscela non per il loro odore, ma per via delle loro virtù magiche. Una funzione a parte era assunta dal salnitro, addizionato a necessità per permettere alla miscela di bruciare al meglio.
Anche se alcuni considerano il processo di creazione di un incenso qualcosa di meccanico, basato sulla semplice riduzione in polvere di tutti gli elementi necessari, noi riteniamo che si tratti di un’arte molto più nobile e complessa, integrata in tutti i sensi nella pratica magica e nel percorso spirituale. Approfondendo l’argomento, è facile rendersi conto che la conoscenza erboristica e magica deve andare di pari passo con quella dello Spirito proprio di ogni ingrediente. Ogni resina, ogni erba, ogni elemento ha un suo proprio carattere e il suo proprio valore, che si manifestano ai praticanti in modi simili, ma diversi secondo le inclinazioni di ognuno. Così qualcuno potrebbe preferire lavorare con certe sostanze piuttosto che altre, e i suoi incensi essere migliori per certi scopi piuttosto che per altri.
C’è inoltre da ricordare che tutte le piante hanno uno Spirito e nessuna è meno nobile o inferiore alle altre. Si tende a considerare le erbe comunemente trovate al supermercato (il rosmarino, l’alloro, la salvia, etc) in qualche modo non degne della stessa considerazione riservata ad altre come quelle velenose, o a quelle rare come il calamo, perdendo di vista che qualunque aiuto può essere decisivo quando giunge al momento giusto – e in questo risiede la necessità di conoscere in modo dettagliato tanto l’erboristeria, quanto la magia.