Hekate: un breve spaccato antropologico
È difficile racchiudere l’intera figura di Hekate, con le sue mille sfaccettature, in un breve articolo. In Grecia fu per secoli amata e temuta. A lei ci si rivolgeva con ogni onore, venerandola in particolare alla congiunzione di tre strade.
Il suo culto risale all’epoca pre-ellenica, venne importato dall’Anatolia, dove assumeva il ruolo di Grande Madre – e in questo è da ricercare la ragione per cui ad Hekate si attribuissero innumerevoli facoltà, nonché il dominio sul cielo, il mare, la terra e ciò che si trovava sotto di essa (come descritto negli Oracoli Caldaici, II-III sec.), che in epoca ellenica venne spartito fra tre divinità maschili, ovvero Zeus, Poseidone e Hades.
Sebbene manchino prove certe, un’altra ipotesi vuole che la Dea sia giunta dall’Egitto, dunque il suo nome non sarebbe altro che la corruzione di quello di Heqet, un’altra Dea Madre, rappresentata con testa di rana, animale a lei sacro, legato (in particolare nell’area mediterranea) alla Madre Terra – sia per la forma della rana, che ricorda un ventre gravido, sia perché l’animale abita nella fanghiglia, zona liminale derivata dall’incontro di acqua e terra, elementi da cui tutto scaturisce per essere poi animato dal Fuoco Divino, celeste e uranico, talvolta siderale.
Alcuni vedono nel nome di Hekate il femminile di un antico appellativo di Apollo, detto Hekatos (colui che è difficile da raggiungere), altra divinità la cui provenienza è da ricercasi in Anatolia (se non addirittura nell’area indo-europea). Nonostante erroneamente diventato famoso come divinità solare, nella sua accezione più antica Apollo è una divinità ctonia, spesso rappresentato con tratti femminei, forse bisessuato o ermafrodito (in questo caso Hekate sarebbe da interpretarsi come il suo aspetto femminile), legato alle arti, alla divinazione, al culto del serpente e del lupo. In questo legame con il culto lupo riecheggiano diversi attributi di Hekate, signora delle bestie selvagge e dei licantropi; entità ctonia che soggiorna nell’Ade e ne esce su di un carro guidato da una muta di cani; Dea che si manifesta attorniata da cani o lupi (prevalentemente neri), che leggenda vuole essere le anime dei suoi fedeli incarnati in forma animale. Importantissimo è anche il legame di Hekate con il cavallo, considerato non solo mera cavalcatura, ma vero e proprio tramite fra i mondi, con un imprescindibile valore necromantico e, non di meno, fecondatore.
Il culto ellenico di Hekate si riallaccia quindi anche al tema della licantropia, caratteristica portante di molti culti europei, anatolici e indo-europei legati alla Grande Madre, signora prima ancora che della civiltà, delle terre selvagge e degli animali non addomesticati. Nella Grecia Classica, Hekate viene parzialmente privata dei suoi attributi, diventando una delle divinità più importanti dell’Ade, invocata (soprattutto in Tessaglia) per la necromanzia e ogni opera di stregoneria. Operando per vie spesso segrete e sotterranee, era ritenuta capace di compiere ogni prodigio, aprire le porte di ogni mondo, donare a chi la invocava con fervore la luce della sua saggezza (da cui l’attributo Phosphoros, o “portatrice di luce”), vendicare ogni torto, proteggere e salvare, aiutare le partorienti. Era in genere rappresentata triplice (da cui il titolo di Trivia) e fra i suoi attributi figurano la torcia e la chiave, ma soprattutto lo strophalos, antichissimo simbolo (datato al 2300 a.C.) spesso inteso come una rappresentazione del labirinto o dell’anima umana, fulcro di tutti i misteri del Cosmo.